Se è vero che nell'articolo precedente abbiamo parlato della profondità della lotta, stavolta andiamo verso qualcosa di più spirituale, bizzarro e insano, ma che a modo suo riesce a mostrare una logica che cattura lo spettatore.
Direttamente da Netflix, oggi parliamo di "Baki The Grappler"
Baki Hanma è un ragazzo cresciuto a pane e arti marziali.
Fin dall'infanzia si è preparato per combattere chiunque in qualunque situazione possibile e immaginabile.
Dopo che Yujiro ucciderà la madre di Baki, il ragazzo si allenerà ancora di più per vendicarla e una volta pronto, parteciperà al più grande torneo di arti marziali del mondo in cui come premio finale c'è una sfida proprio con Yujiro.
La particolarità del torneo però è che si svolge tutto in un giorno solo.
Alla fine anche senza affrontare il padre, Baki riuscirà a diventare il campione del torneo, capendo che, nonostante tutto quello che ha fatto, non è ancora pronto ad affrontare Yujiro.
Da qui inizia la serie Netflix del 2018 di "Baki The Grappler"
Il manga originale di Baki nasce dalla mente di Keisuke Itagaki che fin dall'infanzia ha avuto due grandi passioni: le arti marziali e il disegno.
Crescendo è riuscito dopo vari esperimenti a mischiare queste due cose.
E dico esperimenti perché prima di creare Baki, i suoi lavori erano (E sono tutt'ora) molto, molto, molto bizzarri.
Il suo prima manga ufficiale uscito nel 1989 è stato "Make-upper", la storia di un ragazzo che fa il truccatore ed è conosciuto come "Il Miglior truccatore del mondo".
E nel 2010 è uscito "Dogesen", la storia di un uomo che ha il potere di...inchinarsi e farsi perdonare tutto quello che vuole.
Come ho detto prima sono idee bizzarre, ma con Baki, dove lo strano si unisce alla violenza, il risultato è incredibile.
Se con "Kengan Ashura" (lo trovate qui) abbiamo visto un esempio raro di "Semplicità complicata" in "Baki The Grappler" abbiamo invece quella che è possibile definire "Sana follia".
I suoi personaggi, i combattimenti, la flora e la fauna, tutti nel mondo di Baki rispecchia questa definizione.
In Baki si vede l'amore per le arti marziali che Itagaki prova.
L'energia, il dolore, la forza, la costituzione fisica, la tecnica e l'efficacia di quest'ultima.
Non importa in quale situazione i personaggi si trovino.
Che sia uno sparring, l'esecuzione di un kata o un vero e proprio combattimento, si sente tutta quell'energia.
E quando ci rendiamo conto che quell'energia, oltre che autentica è anche strana, le cose si fanno interessanti.
Perché per quanto alcune tecniche o situazioni possano sembrare bizzarre, la spiegazioni che danno i personaggi sono talmente dettagliate da soppiantare tutte le stranezze.
Itagaki è un maestro della sospensione dell'incredulità perché lui, primo tra tutti, accetta la sospensione dell'incredulità.
Se vediamo un uomo far uscire delle lame dal suo corpo perché ha fatto modificare il proprio scheletro, noi ci crediamo.
Se vediamo un uomo correre con tanta forza e velocità da poter camminare sull'acqua, noi ci crediamo.
Se vediamo i muscoli di un uomo diventare fluidi e solidi come una frusta per colpire il nemico, noi ci crediamo.
Questa è la forza di "Baki the Grappler".
Ma la serie Netflix può mandare in confusione perché non comincia dall'inizio.
Preciso che come anime, sono già state create due versioni prima di questa.
La prima è uscita nel 1994 ma è un OAV (Original anime video) che si svolge in mezzo al manga e che non c'entra poi così tanto con la storia, in compenso a delle animazioni molto fluide e ben fatte.
La seconda, uscita nel 2001 segue fedelmente la storia del manga dalla saga dell'infanzia fino alla saga del torneo Maximum, ma le animazioni risultano molto più statiche dell'OAV e perde un po' di punti.
La serie del 2018, come ha suggerito anche lo youtuber Super Eyerpatch Wolf, è un ottimo punto per cominciare.
Viene ripresa direttamente la fine della versione del 2001 e le avventure di Baki ricominciano da uno degli archi narrativi migliori della serie "I condannati a morte più letali del mondo".
In questo arco narrativo Baki è già il campione, ma tramite un suo informatore scopre che i condannati a morte più forti del mondo si sono liberati dalle loro prigioni speciali e sono arrivati tutti in Giappone per sfidare lui e i suoi amici.
Uno scontro tra arti marziali bianche e arti marziali nere fino alla morte, dove il combattimento può iniziare e finire in ogni momento.
Ma perché iniziare da qui?
La serie riesce comunque a reggersi da sola sulle sue gambe e a tenere tutti i punti buoni delle edizioni passate, mantenendo le sue origini ma aggiornandosi allo stesso tempo.
Anche se di solito lo si fa per altri motivi, bisogna paragonare la serie al manga.
"Baki The Grappler" è uscito per la prima volta nel 1991 e da allora lo stile di disegno e la narrazione sono molto cambiati.
Sarebbe un po' come dire a una persona che vuole iniziare a leggere Batman di cominciare, per forza, da Detective Comics numero 27 del 1939, non funziona così.
La serie del 2018 riesce a spiegare gli eventi delle saghe precedenti in poche parole, ti fa conoscere bene i personaggi e graficamente è ottima.
E non fa l'errore come "Kengan Ashura" di usufruire troppo del 3d, limitandosi solo per alcune fasi degli scontri più movimentati, senza disperdere fluidità o energia.
Ladies and gentlemen, l'articolo finisce qui.
L'incontro sta per cominciare, su chi scommettete?
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